''Io,deputato e la mia vita da cani.Guadagno troppo poco''



«Lo stipendio è troppo basso, è poco». Michele Pisacane, deputato e sindaco di Agevola, lamenta scarsi redditi per la sua attività politica. Fondatore con Saverio Romano del Pid, dopo essere passato per l’Udeur, Udc, un tentativo di avvicinamento fallito al Pd, e nel Misto, Pisacane dice, nel corso della trasmissione radiofonica La Zanzara su Radio 24, di guadagnare come deputato «solo» 4.412 euro. Troppo pochi a suo dire, anche perché spiega: «Per ascoltare gli elettori si hanno delle spese, bisogna avere segreterie politiche, segretari, accendere la luce, usare il telefono. Se io tornassi a fare il mio mestiere di medico guadagnerei di più». «Certo, - aggiunge - con le indennità si arriva a circa 12 mila euro al mese ma con uno stipendio così, se devi sottrarre i soldi che dai ai tuoi figli, i contributi per la mia professione e le spese per la politica, alla fine ne rimangono solo la metà, seimila euro».
«VITA DA CANI» - «Mi sento penalizzato - insiste Pisacane - prendo poco, io lavoro veramente. Vado avanti e indietro, faccio una vita da cani. Per portare a casa che cosa? Per ricevere certe telefonate ed essere additati come la Casta? Provate a chiamare al telefono la vera Casta, quella che ha sobillato il Parlamento, distrutto la politica e il Parlamento, quelli che sono adesso al governo...». Al suo di reddito Pisacane può sommare tuttavia quelli di sua moglie, Annalisa Vessella, consigliere regionale in Campania, e da luglio, su nomina dell’ex ministro dell’Agricoltura Romano, presidente dell’Isa (l’istituto per lo sviluppo agroalimentare).
«TRA ME E MIA MOGLIE ENTRANO 30MILA EURO» - «Sì, io e mia moglie (consigliere regionale in Campania, ndr) insieme prendiamo circa 30 mila euro di stipendio netti al mese - dice ancora Pisacane - ma non vedo qual è il problema. Io non prendo nè finanziamenti nè tangenti e dunque questi soldi che io guadagno se devo poi investirli nella politica sono – aggiunge ancora - pochi». A proposito invece della vicenda che vede coinvolta proprio sua moglie, nominata a capo di un istituto statale sebbene fosse già consigliere regionale, Pisacane non vede alcuna incompatibilità. «Finchè la legge lo consente...», dice. Anche perché, aggiunge: «fino a quando le cose sono giuridicamente a posto, è tutto a posto».
da Corriere Mezzogiorno

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